«Il calcio italiano è arrogante» – De Zerbi scatena polemiche con la stoccata dopo la finale di Champions League
Roberto De Zerbi, attuale allenatore dell’Olympique Marsiglia, ha scatenato polemiche nel mondo del calcio italiano a seguito di commenti pungenti rilasciati dopo la pesante sconfitta per 5-0 dell’Inter contro il Paris Saint-Germain nella finale di Champions League del 31 maggio. Il risultato, che ha segnato il primo titolo europeo nella storia del PSG, ha scosso profondamente il calcio italiano, e le parole di De Zerbi non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco.
Le conseguenze della finale non si sono fatte attendere. L’allenatore dell’Inter, Simone Inzaghi, ha lasciato il club pochi giorni dopo la sconfitta ed è stato successivamente ingaggiato dalla squadra saudita dell’Al Hilal. Al suo posto, l’Inter ha nominato Cristian Chivu, ex giocatore e tecnico delle giovanili, segnando un nuovo inizio per i nerazzurri. Chivu ha portato con sé anche l’ex difensore nerazzurro Walter Samuel come vice allenatore.
Se da un lato il cambiamento all’Inter era atteso dopo una sconfitta così umiliante, pochi si aspettavano le critiche così dirette da parte di De Zerbi, che ha messo in discussione non solo la prestazione del club, ma l’intera cultura calcistica italiana. Parlando apertamente, De Zerbi ha dichiarato:
“L’Italia non conosceva il PSG. L’Italia li ha sottovalutati. Il calcio italiano è stato arrogante – non l’Inter, ma l’atteggiamento del Paese. Non sapevano che avrebbero battuto da rimessa laterale, non sapevano che Dembélé era in quella forma, non sapevano che Doué ha un talento pari a quello di Yamal, o che Vitinha potrebbe essere il miglior centrocampista del mondo in questo momento.”
Ha continuato:
“Non sapevano che João Neves è cresciuto nel calcio portoghese o da dove arriva Pacho. L’Inter è una grande squadra. Inzaghi è un grande allenatore. Non dovrebbero esserci cinque gol di differenza. Il PSG ha dominato il Liverpool e molte altre squadre. Noi siamo arrivati secondi dietro di loro. In Italia, non hanno scritto una parola hanno snobbato il nostro campionato, pensando che fosse mediocre. Non è così.”
Le parole di De Zerbi hanno chiaramente toccato un nervo scoperto. La sua affermazione che il sistema calcistico italiano è segnato da una forma di arroganza istituzionale ha sollevato polemiche e acceso il dibattito. Alcuni tifosi e opinionisti hanno sostenuto le sue dichiarazioni, indicando una mancanza di evoluzione tattica e di consapevolezza internazionale nei circoli tecnici italiani. Altri, invece, hanno attaccato il tecnico del Marsiglia, accusandolo di slealtà o opportunismo.
Ma se c’è qualcuno che ha il diritto di criticare il calcio italiano, potrebbe essere proprio De Zerbi. Nato a Brescia, l’ex trequartista ha mosso i primi passi da allenatore proprio nel sistema calcistico italiano. La sua carriera da tecnico è iniziata nel 2013 con il Darfo Boario in Serie D, dove vinse cinque delle 22 partite disputate. Da lì passò al Foggia in Serie C, un periodo considerato da molti come la sua vera consacrazione come allenatore. Con il Foggia ottenne la promozione in Serie B, dimostrando una filosofia di gioco chiara, centrata su un calcio propositivo e di possesso.
De Zerbi ha poi allenato Palermo, Benevento e Sassuolo, ricevendo elogi per la sua ingegnosità tattica e l’impegno nello sviluppo dei giovani. Il suo successo in Serie A lo ha portato all’estero, con esperienze in Ucraina allo Shakhtar Donetsk e in Premier League al Brighton, prima del suo attuale incarico al Marsiglia.
Sotto la sua guida, il Marsiglia ha chiuso al secondo posto in Ligue 1 nella stagione appena conclusa, terminando il campionato con una serie di cinque partite senza sconfitte. Il successo di De Zerbi in Francia dà ulteriore peso alle sue parole. Quando afferma che l’Italia ha sottovalutato il PSG, lo fa dal punto di vista di chi non solo ha studiato da vicino i campioni di Francia, ma ci ha anche gareggiato contro.
Ciò che rende la sua critica ancora più incisiva è la sua specificità. Invece di limitarsi a una condanna generica, De Zerbi ha indicato giocatori e dinamiche tattiche che, a suo dire, l’Italia ha ignorato. Il riferimento alla forma di Ousmane Dembélé, alla brillantezza di Vitinha, e ai talenti emergenti come Doué e João Neves evidenzia un fallimento più ampio nella preparazione strategica e nell’osservazione da parte delle squadre e degli analisti italiani.
Le sue parole sono anche un invito all’azione. Che si condividano o meno le sue opinioni, la sfida lanciata da De Zerbi al calcio italiano è chiara: evolversi o restare indietro. Il suo messaggio di fondo sembra essere che l’Italia deve abbandonare ogni forma di compiacimento, confrontarsi con le evoluzioni globali del calcio e affrontare gli avversari con maggiore rispetto e preparazione.
Mentre il dibattito continua in Italia, Roberto De Zerbi resta una figura divisiva. Per alcuni, è un traditore che lava i panni sporchi in pubblico. Per altri, è un uomo coraggioso che ha avuto il coraggio di dire la verità sui problemi sistemici del calcio italiano. Una cosa è certa: le sue parole hanno riacceso una discussione fondamentale sul futuro del calcio italiano, e quella discussione è tutt’altro che finita.
