Dopo i drammi di Conte e Motta, la Juventus punta alla Ligue 1 per riconquistare la gloria
Negli ultimi dieci anni, la Juventus ha vissuto un’era di dominio assoluto in Serie A, ma le recenti stagioni hanno mostrato segni evidenti di crisi. L’addio di Antonio Conte nel 2014 rappresenta uno spartiacque importante. Conte, subentrato nel 2011, aveva riportato la Juventus al vertice del calcio italiano dopo anni di mediocrità, vincendo tre scudetti consecutivi. Tuttavia, la sua gestione si è conclusa in modo amaro a causa di divergenze con la dirigenza, che non hanno permesso di costruire una squadra capace di competere davvero in Europa. Nonostante il grande entusiasmo iniziale, la mancata continuità e alcune scelte discutibili nel mercato hanno alimentato la delusione nei confronti dell’ex allenatore, la cui eredità resta comunque importante ma non priva di critiche per la mancanza di successi internazionali.
Dopo Conte, la Juventus ha vissuto una fase di instabilità cronica. Negli ultimi anni, sono stati molti i cambi di allenatore, spesso frutto di decisioni affrettate e mancanza di un progetto tecnico chiaro. L’ultima stagione non ha fatto eccezione, con l’arrivo di Thiago Motta che aveva acceso inizialmente le speranze dei tifosi e della società. L’ex centrocampista di Inter e Paris Saint-Germain, chiamato a dare un’identità chiara alla squadra, non è però riuscito a trovare l’equilibrio necessario, sia a livello tattico sia nel rapporto con i giocatori. Le sue continue variazioni di modulo e la gestione controversa di alcuni elementi chiave, come Dusan Vlahovic e Kenan Yildiz, hanno alimentato un clima di sfiducia e malcontento all’interno dello spogliatoio.
Le difficoltà di Motta sono esplose in maniera evidente con alcune pesanti sconfitte, tra cui la clamorosa batosta per 4-0 contro l’Atalanta, la peggior sconfitta casalinga per la Juventus dal lontano 1967, e la sconfitta per 3-0 a Firenze. Questi risultati hanno convinto la società a esonerare l’allenatore a marzo e a chiamare in panchina Igor Tudor, ex difensore e collaboratore tecnico, in un tentativo di limitare i danni e salvare la stagione. Tudor ha portato una certa stabilità, riuscendo a chiudere il campionato al quarto posto, garantendo così alla Juventus il ritorno in Champions League. Tuttavia, la sua permanenza è tutt’altro che certa: il tecnico croato ha richiesto chiarimenti sul proprio futuro prima del Mondiale per Club di giugno, e la società non ha ancora deciso se puntare su di lui come guida a lungo termine.
Nel frattempo, la dirigenza si trova davanti a un bivio cruciale. In assenza di alternative valide nel panorama italiano, Juventus sta valutando seriamente profili provenienti dall’estero, in particolare dalla Ligue 1. Bruno Génésio, attuale allenatore del Lille, è emerso come candidato credibile grazie alla sua esperienza nel calcio francese, alla capacità di lavorare con i giovani e al suo approccio tattico più moderno e flessibile rispetto a quello di Tudor. La Juventus spera che un allenatore come Génésio possa portare non solo stabilità ma anche un miglioramento qualitativo, specialmente in vista delle competizioni europee, dove il club ambisce a tornare ai vertici.
La situazione è però complicata da un sentimento diffuso tra tifosi e addetti ai lavori: la paura che si ripeta la storia recente di scelte poco incisive e di annunci spettacolari ma poco efficaci. Alcuni ritengono che la società dovrebbe puntare su continuità, evitando un nuovo “colpo di scena” all’estero, mentre altri sottolineano come la Juventus abbia bisogno di un tecnico con esperienza comprovata e con un palmarès importante, in grado di vincere trofei e gestire la pressione di una piazza esigente. Le critiche a Génésio riguardano proprio la mancanza, finora, di titoli major nella sua carriera da allenatore.
In ogni caso, la Juventus si trova a un punto di svolta fondamentale. La scelta del prossimo allenatore non sarà solo una questione tecnica, ma un segnale chiaro della direzione futura del club. La società ha bisogno di un progetto a medio-lungo termine, che ripristini la fiducia nei confronti dei giocatori e dei tifosi e che porti risultati concreti. Il nuovo tecnico dovrà saper combinare esperienza, capacità tattiche e un certo carisma per rilanciare una squadra ricca di talento ma in cerca di una nuova identità.
La prossima stagione sarà dunque una sorta di spartiacque per la Juventus, che deve uscire da un periodo di transizione difficile e ritrovare la sua dimensione di grande protagonista del calcio italiano e europeo. La dirigenza è consapevole che una scelta sbagliata potrebbe prolungare la fase di declino, mentre una decisione oculata potrebbe segnare l’inizio di un nuovo ciclo di successi.
