Chivu avverte l’Inter dopo la clamorosa sconfitta con l’Udinese bel gioco non basta, a volte bisogna anche sporcarsi le mani.

Chivu avverte l’Inter dopo la clamorosa sconfitta con l’Udinese bel gioco non basta, a volte bisogna anche sporcarsi le mani

Dalla festa al disincanto in appena sette giorni. L’Inter di Cristian Chivu, reduce dal roboante 5-0 rifilato al Torino all’esordio in Serie A, è caduta a sorpresa in casa contro l’Udinese, sconfitta 2-1 davanti ai propri tifosi.

Un inizio incoraggiante con il gol di Denzel Dumfries aveva fatto pensare ad una serata in discesa, ma il fallo di mano dello stesso olandese ha regalato a Keinan Davis l’occasione del pareggio dal dischetto. Poco dopo, il gioiello balistico di Arthur Atta ha ribaltato il risultato già nel primo tempo, gelando San Siro.

Nonostante i tentativi disperati nella ripresa, con addirittura quattro attaccanti contemporaneamente in campo, i nerazzurri non sono riusciti a scardinare il muro friulano, uscendo dal campo a testa bassa.

I segnali negativi già dall’avvio

Intervistato da DAZN Italia, Chivu ha ammesso di aver percepito difficoltà sin dalle prime fasi della partita.

La gara era partita bene, ma non eravamo fluidi, non trovavamo la costruzione giusta per creare occasioni. Alla prima situazione complicata abbiamo regalato un rigore, poi abbiamo perso lucidità e concentrazione. Si vedeva che stavamo faticando», ha spiegato l’allenatore.

centrocampo, brillante contro il Torino, ha perso ritmo e incisività. Barella e Çalhanoğlu sono stati pressati con aggressività, mentre le linee di passaggio verso Lautaro e Thuram venivano sistematicamente chiuse. L’Udinese, con un 5-3-2 compatto, ha spinto l’Inter sulle corsie laterali, dove Dumfries e Dimarco non hanno trovato sbocchi di qualità.

Analisi tattica: perché l’Inter ha fallito

problema principale è stato l’incapacità di cambiare registro una volta andati sotto. Chivu ha provato a mischiare le carte, ma la rigidità offensiva si è fatta sentire.

Centro campo scollegato: il pressing friulano ha impedito verticalizzazioni pulite, isolando gli attaccanti.

Difesa impenetrabile: Solet, Kristensen e Bijol hanno vinto quasi tutti i duelli aerei, respingendo i cross nerazzurri.

Attacco caotico: con quattro punte in campo (Lautaro, Thuram, Esposito e Bonny), l’Inter ha occupato le stesse zone, senza movimenti coordinati per allargare la difesa.

forcing finale si è trasformato in un assalto prevedibile, che l’Udinese ha gestito con ordine e grande fisicità.

Chivu: A volte serve anche il calcio sporco»

tecnico rumeno non ha nascosto la necessità di maggiore pragmatismo.

Nella ripresa c’è stata più determinazione e più grinta, anche se col tempo abbiamo perso di nuovo lucidità e precisione. Abbiamo provato tutto, anche sfruttare l’altezza di Pio sugli ultimi cross, ma Solet e Kristensen hanno difeso benissimo», ha commentato Chivu.

Bisogna cercare di giocare un bel calcio, ma anche sapersi sporcare le mani quando serve, perché a volte un pallone buttato in area fa più male di un passaggio elegante.»

Un messaggio chiaro: l’Inter non può vivere solo di estetica, ma deve saper adattarsi alle situazioni.

Una lezione prima della Juventus

Dopo la festa della prima giornata, questa battuta d’arresto riporta i nerazzurri con i piedi per terra. Chivu invita a non farsi travolgere dalle emozioni, ricordando che la sua squadra è ancora un cantiere aperto.

Non eravamo fenomeni dopo la prima partita e non siamo scarsi dopo questa. Siamo un gruppo in costruzione. Dobbiamo trovare equilibrio, concentrazione e lavorare sodo. La stagione è lung, ha ribadito.

calendario non concede tregua: alla ripresa del campionato l’Inter affronterà la Juventus nel Derby d’Italia, per poi immergersi subito nella Champions League.

Durante la sosta non avremo molti giocatori a disposizione perché saranno in nazionale, ma mi auguro che possano tornare con più determinazione e voglia di fare bene», ha concluso Chivu.

Che significato ha questa sconfitta?

ko contro l’Udinese pesa, non solo per il punteggio, ma per il modo in cui l’Inter si è smarrita. Quando il piano A è stato neutralizzato, non c’è stato un vero piano B. La squadra ha mostrato poca lucidità e scarsa capacità di adattamento, fattori che in Serie A spesso fanno la differenza.

La lezione è chiara: il cammino verso l’equilibrio è ancora lungo. Chivu dovrà lavorare per dare alla sua Inter non solo brillantezza offensiva, ma anche solidità mentale e tattica. E con Juventus e Champions all’orizzonte, le risposte dovranno arrivare in fretta.