“‘Vergognoso!’ – Marco van Basten attacca la UEFA dopo il video shock trapelato dal pre-partita della finale di Champions League”
Marco van Basten attacca duramente lo show pre-partita della UEFA definendolo “spazzatura”, prima che il PSG travolga l’Inter nella finale di Champions League
Il tre volte vincitore della Coppa dei Campioni Marco van Basten ha lanciato un feroce attacco contro la UEFA, definendo “vergognoso” lo spettacolo pre-partita organizzato prima della finale di Champions League tra Paris Saint-Germain e Inter.
La leggenda del calcio olandese, che ha conosciuto un enorme successo con il Milan, ha espresso queste dichiarazioni durante la trasmissione in diretta della finale, dove era impegnato come opinionista per l’emittente olandese Ziggo Sport. La polemica nasce dalla decisione della UEFA di organizzare un concerto sul campo subito prima del calcio d’inizio, una tradizione che negli ultimi anni è diventata consuetudine.
La finale, disputata all’Allianz Arena di Monaco di Baviera, era una sfida ad altissima tensione: da una parte il PSG alla ricerca del suo primo storico titolo europeo, dall’altra l’Inter desiderosa di riscattarsi a pochi giorni dalla perdita dello scudetto, conquistato dal Napoli di Antonio Conte.
Prima del fischio d’inizio, la UEFA ha proposto il consueto spettacolo musicale: questa volta con protagonista la band rock americana Linkin Park, seguita da una suggestiva performance al violino della celebre “Seven Nation Army” dei White Stripes. Sebbene l’intento fosse quello di caricare l’atmosfera e intrattenere i tifosi, lo show ha lasciato fortemente contrariato van Basten, che lo ha ritenuto fuori luogo e superfluo.
Non ha usato mezzi termini nel suo sfogo:
“L’esibizione dei Linkin Park è stata spazzatura, assolutamente spazzatura. È una vergogna che la UEFA permetta queste cose. È inutile,” ha dichiarato in diretta.
“È un peccato per questi ragazzi che devono prepararsi alla partita più importante della loro carriera. La UEFA ha copiato questa cosa dalla FIFA. È ridicolo.”
Le parole di van Basten hanno avuto un peso notevole, non solo per il suo prestigioso passato calcistico, ma anche per il momento in cui sono state pronunciate. Con la tensione alle stelle pochi minuti prima del match, ha voluto sottolineare quanto queste esibizioni possano distrarre i giocatori e ostacolarne la concentrazione.
La tradizione dei concerti pre-partita nelle finali UEFA è iniziata diversi anni fa con l’obiettivo di unire calcio e intrattenimento su scala globale. Se alcune performance, come quella di Dua Lipa prima della finale 2018 tra Real Madrid e Liverpool, sono state accolte positivamente, secondo van Basten lo spettacolo sta ora superando il calcio stesso.
Se lo show non ha convinto l’icona olandese, la prestazione del PSG in campo ha invece entusiasmato tutti.
La squadra guidata da Luis Enrique ha dominato sin dall’inizio, portandosi sul 2-0 già nel primo tempo grazie ai gol di Achraf Hakimi e del giovane talento Désiré Doué. I parigini hanno mantenuto il controllo del gioco, tenendo l’Inter costantemente sulla difensiva.
I nerazzurri, dal canto loro, sono apparsi spenti e privi di idee, probabilmente ancora scossi dalla recente delusione in campionato.
Nel secondo tempo, il PSG ha continuato la propria marcia trionfale: Doué ha firmato la sua doppietta, portando il risultato sul 3-0 e chiudendo di fatto la partita. Poco dopo, Bradley Barcola ha sfiorato il poker, sparando alto da ottima posizione. Ma il gol del 4-0 è arrivato comunque, firmato da Khvicha Kvaratskhelia con una splendida conclusione.
Questa vittoria rappresenta la prima Champions League nella storia del PSG, un traguardo che era sfuggito nel 2020 quando perse in finale contro il Bayern Monaco guidato allora da Thomas Tuchel. Per Luis Enrique, è il coronamento di un progetto ambizioso e la dimostrazione della validità della sua visione tattica.
Se van Basten ha lasciato lo stadio deluso dallo spettacolo fuori dal campo, non potrà che essere rimasto impressionato dalla brillante prestazione del PSG. Ma per la UEFA, il duro attacco di una leggenda come lui potrebbe essere un campanello d’allarme per ripensare il fragile equilibrio tra calcio e spettacolo.
